Genoma Contemporary. Virtual, Real, Geolocalized
Evento Internazionale di Arte Contemporanea e New Media in occasione della 54a Biennale di Venezia | 2011 Ex Padiglione del Galles, Spazio Punch, Giudecca 800/o, 30133 Venezia Curatrice: Dott.ssa Oriana Carrer Co-Curatore: Juan Saravi Platero Artisti coinvolti: Makoto Kobayashi, Stefano Mitrione, Maryanne Pollock, Andrzej Rafalowicz, Tim Slowinski, Jurgen Stolte, Arkiv Vilmansa, Alkistis Wechsler Durata dell’evento: dal 3 Settembre al 26 Novembre 2011 Inaugurazione: 3 Settembre 2011. ore 16 Gli Artisti coinvolti in Genoma includono e sono loro stessi i "Geni" contenuti nella "Cellula" dello spazio espositivo, e ne contengono a loro volta i "Cromosomi" da cui nascono le Idee del processo espositivo stesso. Genoma è l'insieme di spazio, soggetti e oggettività della metamorfosi artistica. |
CONTEMPORARY GENOME. INTERNATIONAL VIRTUAL, REAL, GEOLOCALIZED
International EVENT OF CONTEMPORARY ART AND NEW MEDIA ON THE OCCASION OF THE 54TH VENICE BIENNIAL | 2011 EX PAVILION OF WALES, SPAZIO PUNCH, GIUDECCA 800/O, 30133 VENICE CURATOR: DR. ORIANA CARRER CO-CURATOR: JUAN SARAVI PLATERO ARTISTS INVOLVED: MAKOTO KOBAYASHI, STEFANO MITRIONE, MARYANNE POLLOCK, ANDRZEJ RAFALOWICZ, TIM I, JURGEN ST OLTE, ARKIV VILMANSA, ALKISTIS WECHSLER DURATION OF THE EVENT: FROM 3 SEPTEMBER TO 26 NOVEMBER 2011 OPENING: 3 SEPTEMBER 2011. 4 PM THE ARTISTS INVOLVED IN GENOMA INCLUDE AND ARE THEMSELVES THE "GENES" CONTAINED IN THE "CELL" OF THE SPACE ES POSITIVE, AND THEY IN TURN CONTAIN THE "CHROMOSOMES" FROM WHICH THE IDEAS OF THE EXPOSURE PROCESS ITSELF Arise. GENOME IS THE TOGETHER OF SPACE, SUBJECTS AND OBJECTIVITY OF ARTISTIC METAMORPHOSIS. |
03/09/2011 - 26/11/2011 PRESS
AMPLEXUS IN AERE
03/09/2011 - 26/11/2011 PRESS
Hannah Arendt, filosofa tedesca, affermava che quando le persone si incontrano e parlano, creano uno "spazio di apparenza" di enorme potere attivo nella sfera pubblica. Questa forza nasce dalla capacità umana di concordare con gli altri sulla necessità di agire di concerto. Pertanto, questi spazi di apparenza sono spazi di comunicazione, dove vengono condivisi gli interessi, i bisogni e le strategie dei cittadini
. Questa intenzione può essere valutata come un modo per postulare un collegamento diretto tra i designer selezionati dalla storia e l'estetica ristabilita. In questo scenario, l'introduzione del riconoscimento comune serve a radicare la narrazione nell'intenzione dell'artista in modo tale che l'intimo legame tra la sua presenza e il suo riferimento funga da fondamento inattaccabile per i progetti presentati. E nonostante l’uso di metodi e approcci diversi, questa nuova generazione condivide tutte qualità che sono spesso subordinate a questa narrativa di fondo. Stefano Mitrione, uno degli InterMedia Artist italo-americani più controversi, apporta al suo lavoro una diversità di specifiche determinazioni individuali, che sembrano aver luogo in una particolare relazione temporale e spaziale. Stefano Mitrione, e il suo evidente soggettivismo, è ancorato al ruolo significativo che i media svolgono nella costruzione e nella manipolazione della realtà. Di conseguenza, utilizza immagini di eventi artistici che compaiono in metodologie digestive quotidiane come il Web, riconquistando quelle immagini in una cornice completamente diversa. In un'epoca in cui possiamo cercare informazioni senza sforzo in qualsiasi momento, chi ha bisogno di una memoria vecchio stile? Telecamere e obiettivi abbondano ovunque: dalle apparecchiature di sorveglianza nelle banche ai dispositivi nascosti negli ascensori. Sembra che non abbiamo più bisogno di disturbare il nostro cervello per catalogare gli eventi della nostra vita: la memoria umana analogica viene rapidamente soppiantata dai dati mediati dalla tecnologia e riprodotti sul Web. La decadenza delle grandi narrazioni e delle ideologie, la perdita di una prospettiva sociale significativa, l’impossibilità di concepire che la totalità del mondo sia accompagnata da un’enorme concentrazione di identità frammentarie, e l’internazionalizzazione e l’espansione del significato racchiusi in una moltitudine insondabile di “ piccole storicizzazioni" di costrutti non narrativi: Stefano Mitrione ripercorre queste nozioni e fa emergere dal suo ambiente gli aspetti visivi delle attività. Le osservazioni e le opere di Stefano Mitrione offrono senza dubbio una finestra su una combinazione esplosiva di pensieri filosofici e politici e sui modi multistrato in cui questi informano la sua prassi progettuale. |
Hannah Arendt, a German philosopher, said that when people come together and talk, they create a "space of appearance" of tremendous active power in the public realm. This force is born from the human ability to agree with others on the need to act in concert. Hence, these spaces of appearance are spaces of communication, where citizens' interests, needs and strategies are shared. This intention can be evaluated as a way to posit a direct connection between the designers selected from history and the
reestablished aesthetics. In this scenario, the introduction of the common acknowledgement serves to ground the narrative in the artist's intention in such a way that it makes the intimate bond between its presence and its referencing serve as an unassailable foundation for the projects being presented. And despite the use of different methods and approaches, this new generation all share qualities tha are often subordinated to this underlying narrative. Stefano Mitrione, one of Italian-American's more controversial InterMedia Artist, brings a diversity of specific individual determinations, which appear to take place in a particular temporal and spatial relationship, to his work. Stefano Mitrione, and its patent subjectivism, is anchored in the significant role that the media plays in constructing and manipulating reality. As a result, he uses images of artistic events that appear in daily digestive methodologies such as the Web, recapturing those images in a totally different frame. In an age when we can effortlessly search informations at any given moment, who needs an old-fashioned memory? Cameras and lenses abound everywere - from surveillance equipment in banks to surreptitiously hidden devices in elevators. It seems that we no longer need to bother our brains to catalogue any of the events in our lives - the analog human memory is quickly becoming supplanted by technologically mediated data played back on the Web. The decady of grand narratives and ideologies, the loss of a meaningful social perspective, the impossibility of conceiving that the totality of the world is accompanied by an enormous concentration of fragmentary identities, and the internationalization and expansion of meaning enshrined in an unfathomable multitude of "small historicizations" of non-narrative constructs: Stefano Mitrione goes through these notions and brings out visual aspects of the activities from his surrounding. Stefano Mitrione's observations and artworks undoubtedly offer a window into an explosive combination of philosophical and political thoughts, and into the multilayered ways in which these inform his project praxis. |
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La sperimentazione new media dell'artista Stefano Mitrione ha avuto come protagonista la statua dell'Amplexus in aere, di Guido Giusti (1853-1935) e ospitata dal Museo del Cenedese di Vittorio Veneto (TV). Sottoforma digitale di "nuvola di punti" e modello 3D, la statua è stata messa a disposizione del pubblico anche attraverso un innovativo sistema interattivo ed esperienziale messo a punto da Virtualgeo.
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THE NEW MEDIA EXPERIMENTATION OF THE ARTIST STEFANO MITRIONE HAS AS PROTAGONIST THE STATUE OF THE AMPLEXUS IN THE AIR, BY GUIDO GIUSTI (1853-1935) AND HOSTED BY THE CENEDESE MUSEUM OF VITTORIO VENETO (TV). IN THE DIGITAL FORM OF A "POINT CLOUD" AND 3D MODEL, THE STATUE HAS BEEN MADE AVAILABLE TO THE PUBLIC ALSO THROUGH AN INNOVATIVE INTERACTIVE AND EXPERIENTIAL SYSTEM DEVELOPED BY VIRTUALGEO.
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Partecipations and collaborators
Director: Erminio Paolo Canevese Organizator and Co-Director: Leonardo Kucharscki Curator: Oriana Carrer Co-curator: Juan Saravì Platero Public Relations Worldwide: Francesca Firmani Public Relations Italia: Roberta Basso Press office Worldwide: Jayanta Carrer Press office Italia: Florin Peste |
DIRECTOR OF SPACE: FILIPPO REINA
VIDEO MAKER: NICOLA BENEDET PROGRAM DEVELOPMENT: TIZIANO DE GOTTARDO INTERIOR DESIGNER: DARIO DE SAVI TECHNICAL ASSISTANT: FABRIZIO GARDENAL COMPUTER PROGRAMMER: STEPHAN MATIZ COMPUTER ASSISTANT: IVAN PIVETTA LASER SCANNER OPERATOR: ROBERTO POLINARI |
IAN ELLSWORTH
03/09/2011 - 26/11/2011 PRESS
Ian Ellsworth, misterioso, controverso ed eccentrico artista New Media Londinese con una prossima esposizione alla W-cooper di New York, interagisce in questa sua performance con la Geomatic Art e ci restituisce un opera di inedita originalità concettuale. Il risultato è un enorme spaesamento dell'identità percettivo-creativa in una frammentazione algoritmica delle interazioni globali di oltre mille utenti dell'evento multimediale Genoma Contemporary presso l'ex padiglione del Galles (UK) nel circuito degli spazi e in occasione della 54a Biennale di Venezia. Ian Ellsworth (Interactive Art Newmedia by Ellsworth) focalizza la sua attenzione sulle potenzialità mediatiche di op029sm11, opera di un'altro Artista new media che a sua volta si ispira all'Amplexus in aree del Giusti. Potenzialità espresse dall'interfaccia software dell'installazione new media di Stefano Mitrione e Virtualgeo, che a loro volta genera una multitudine di elaborazioni creative provenienti da utenti e Artisti da ogni parte del Mondo. Alla fine si perde l'identità stessa dell'Artista inteso come autore del processo creativo, considerando arbitrariamente il proprio lavoro come negazione del copyright in un era, questa, in cui prolifera la cultura del Brand e del possesso. Ian Ellswort ci afferma con estrema lucidità che non esiste più l'autore di un qualcosa, ma un qualcosa di tutta la rete, l'immateriale condiviso. Gli Artisti oggi non fanno più parte di una ricerca autonoma nel Mondo dell'Arte, ma semmai possono ancora fare il regista di schemi e nozioni già esistenti ma non ancora autenticati. In questo senso Ian apre la porta ad un tema molto scottante del nostro tempo, quello della proprietà intellettuale condivisa. E questo dibattito può causare numerose controversie, che a loro volta diventano ironicamente le basi stesse del suo operato.
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Ian Ellsworth, a mysterious, controversial, and eccentric London New Media artist with an upcoming exhibitionat the W-cooper in New York, interacts with Geomatic Art in this performance and gives us a work of art with a new conceptual originality. The result is a great disorientation of the perceptive-creative identity in a algorithmfragmentation of the global interactions of over one thousand users of the event Genoma Contemporary, taking place at the ex Wales (UK) Pavilion in the circuit of spaces and during the 54th Venice Biennale. Ian Ellsworth (Interactive Art Newmedia by Ellsworth) focuses on the media potentials of op029sm11, the work of another new media Artist, which in turn is inspired by Giusti’s Amplexus in aere. Such potentialities areexpressed by the software interface of the new media installation by Stefano Mitrione and Virtualgeo, which in turn generates a great number of creative works by users and Artists from all over the world. Finally, the identity of the artist, as the author the creative process, is lost by arbitrarily considering one's own work as the negation of copyright in a epoch, the present, in which the culture of brand and property is spreading. With great clarity Ian Ellswort says that there is no more the author of something, but something of the wholeweb, the shared intangible. Today artists are no longer part of an independent research in the World of Art, but they can still make the directors of schemes and concepts that are already existing, but not yet authenticated. In this sense, Ian opens the door to a hot topic of our time, i.e. the shared intellectual property. That discussion can lead to many disputes, which in turn ironically become the foundations of his work.
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CARNIVAL IN SUBURBIA
11/04/2013 - 12/05/2013 PRESS
"Carnival in Suburbia ". Fotoritratto amaro della provincia americana, come potrebbe essere anche specularmente di quella italiana, in cui alcuni ragazzi si ritrovano nel parcheggio di un market aperto tutta la notte. Tra chiacchiere e alcool, c'è chi progetta di lasciare la città o il paese, sperando in un futuro migliore, ma c´e chi invece non vuole lasciare quel piccolo e rassicurante universo.
E se invece di scappare esistesse un'altra soluzione? Il Mondo sta attraversando fasi di trasformazioni decisive attraverso le quali il cambiamento si prospetta radicale. Rimanere indifferenti a questo interrogativo equivale ad ammettere la nostra incapacitá di condivisione degli eventi e la negazione del nostro talento personale. L´essere contemporaneo é oramai certo e consapevole di non poter immaginare un'esistenza futura priva della condivisione intellettuale dei saperi che hanno accompagnato l'evoluzione della specie umana, cosí come nell'era digitale é stato dimostrato e documentato, che non é più possibile competere alla partecipazione della vita produttiva globale al di fuori della conoscenza e utilizzo dei mezzi tecnologici. La confluenza di entrambe queste potenzialitá, Conoscenza Intellettuale da un lato e Scienza Tecnologica dall´altro, potrebbe rappresentare la risposta al quesito esistenziale inizialmente proposto. Al visitatore dell´evento espositivo, inserito ora in questo storico spazio architettonico quale la sede dell'ex Chiesa di San Gregorio in Sacile, la riflessione ultima. Dodici artisti provenienti da ogni angolo del Mondo (Europa, Stati Uniti, Sud America, Asia), accettano l´invito della curatrice confrontandosi in una mostra controversa per molti aspetti, ma sicuramente documentativa e riflessiva, dove gli autori dialogano con gli spettatori utilizzando riferimenti allegorici, dissacranti, talvolta sconcertanti ma anche capaci di coinvolgerci nella loro visione energica, dinamica ed empatica perché generosa e pura. Sistemi espressivi convenzionali come la pittura, anche se appartenente ad un sovversivo e irriverente Tim Slowinski si contrappongono al segno multimediale di Billy Martin e delle nuove frontiere Social, dove non esiste più un limite tra oggetto artistico e soggetto creativo se non quello di Facebook, un nuovo Alfabeto Culturale Mediatico che attraverso l'interazione del pubblico si esprime utilizzando manufatti recuperati dal vissuto visuale collettivo. Dott.ssa Oriana Carrer Curatrice |
“Carnival in Suburbia”. A bitter portrait photography of the American country, that could be the Italian one, where some guys meet in the parking area of a drugstore.
While they are talking and drinking, there is who plans to leave the city or the state, hoping for a better future, but there is who doesn’t want to leave that little comfortable world. Is there another solution instead of running away? The world is going through crucial transformation periods through which a radical change is expected. Being indifferent to that question means to admit our inability to share events and deny our talent. The modern man is now certain and aware of not being able to image a future life without intellectual sharing of knowledge that accompanied the evolution of the humankind. As well as in the digital age, it has been demonstrated and documented, it’s not possible to compete in the global participation of productive life without knowing and using technology. The connection of both these potentialities, intellectual knowledge on the one hand, and technology science on the other, could be the answer to the existential question proposed at the beginning. The last comment is left to the visitor of the exhibition, which now is located in the ancient space of the former Church of San Gregorio in Sacile. Twelve artists from every corner of the earth (Europe, USA, South America, Asia) have accepted the invitation of the curator to tackle an exhibition that is controversial, but certainly documentary and thoughtful, where authors can interact with the visitors by irreverent, sometimes shocking, allegorical references, but also able to involve us in their vision, which is strong, dynamic, and empathetic because generous and pure. Conventional expression systems such as painting, even if they belong to a subversive and irreverent Tim Slowinski, contrast with the multimedia marks of Billy Martin and of the new social network frontiers, where there is no boundary between art object and creative subject except Facebook, a new media cultural alphabet that, through the interaction of the public, expresses by using objects retrieved from the collective visual experience. M.A. Oriana Carrer Curator |
Carnival in Suburbia | Genoma Contemporary 2 | International exhibition | Painting, New Media and Geomatic Art
Ex Chiesa di San Gregorio, Sacile PN - April 11 to May 12 - 2013
Artists: Jacques Bedel - Hugo Beuys - Franco Corrocher - Makoto - Billy Martin - Stefano Mitrione - Maryanne Pollock - Cristina Portocarrero - Andrzej Rafalowicz - Tim Slowinski - Ivan Toller - Argentina Verderame - Arkiv Vilmansa - Alkistis Wechsler
Ex Chiesa di San Gregorio, Sacile PN - April 11 to May 12 - 2013
Artists: Jacques Bedel - Hugo Beuys - Franco Corrocher - Makoto - Billy Martin - Stefano Mitrione - Maryanne Pollock - Cristina Portocarrero - Andrzej Rafalowicz - Tim Slowinski - Ivan Toller - Argentina Verderame - Arkiv Vilmansa - Alkistis Wechsler
SISSI IMPERATRICE D'AUSTRIA
26/11/2011 - 15/12/2011 PRESS
Disegni e fotografie di Stefano Mitrione per un inedito ritratto di Sissi.
In occasione della chiusura della 54esima Biennale di Venezia Genoma Contemporary approfondisce e storicizza una delle nozioni più identificative dell'intero evento. Si svela così il fascino del mistero che avvolge l'Amplexus in Aree del Guido Giusti, opera di partenza alla realizzazione del video di Genoma Contemporary, op029sm11, voluto e ideato dalla stessa Virtualgeo su progetto artistico di Stefano Mitrione. Di fatto l'opera del Giusti altro non era che il bozzetto in gesso per la realizzazione di un gruppo bronzeo destinato a Elisabetta d'Austria. L'opera iniziata nel 1894 non fu mai terminata anche perchè, pochi anni dopo, Elisabetta mori. Quindi il congelamento della Morte si concretizza sulla possibilità di un Amore eterno che è linfa vitale dell'opera in se, è piattaforma di partenza per l'evento che vorremo presentare. Una serie di nozioni quindi, disegni digitali che diventano bozzetti a mano libera, immagini fotografiche ritoccate degli abiti dell'Imperatrice, si intersecano e si sovrappongono nella rilettura di una delle personalità più emblematiche del XIX Secolo. Dal 26 Novembre al 15 Dicembre 2011 Ex padiglione del Galles (UK) in occasione della chiusura della 54esima Biennale di Venezia Giudecca 800/o 30133 Venezia |
Stefano Mitrione's drawings and photographs for a newportrait of Sissi.
At the closure of the 54th Venice Biennale,Genoma Contemporary investigatesand historicizes one of most identifying concepts of the whole event. The charm of mystery surroundingthe Guido Giusti’s Amplexus in aere reveals itself, thatis the starting work of art for theGenoma Contemporary video op029sm11, wanted and conceived by Virtualgeo on the art project of Stefano Mitrione. The work of art by Giusti was just a plaster model for the creation of a bronze group for Elizabeth of Austria. The work of art was started in 1894and never finished because, few years later, Elizabeth died.So the freezingof Death finds expression in the possibility of an everlasting Love that is vital blood of the work of art itself, is the starting platform for the event that we would like to present. A series of concepts, digital drawings that become free-hand sketches, edited photographsof the dresses of the Empress, intersect and overlap in the new reading of one of the most emblematic personality of the 19thcentury. From November 26th to December 15th 2011 Ex Wales Pavilion (UK) at the closure of the 54th Venice Biennale Giudecca 800/o 30133 Venice |
VENICE DNA
03/09/2011 - 26/11/2011 PRESS
"Venice DNA" Art Contemporary Award, Venice
New Media collective Art project, Venice 2011 Progetto realizzatao con le quasi 1000 performance artistiche generate dal pubblico di Genoma Contemporary Project realized with nearly 1000 art performances created by the Genome Contemporary users A SINISTRA LA STAZIONE INFORMATICA DI GENOMA CONTEMPORARY DOTATA DI SOFTWARE EASYCUBE CON IL QUALE IL GRANDE PUBBLICO HA POTUTO:
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1. indagare e studiare l'opera Amplexus in aree del Giusti
2. elaborare una propria interpretazione dell'opera 3. condividere il risultato ottenuto nel Web e con la propria cerchia di amici 4. giocare con un modello scientifico di alta precisione generato sulla base di scansioni 3D costituito da oltre 2.000.000 di poligoni. At left side, the work station at Genoma Contemporary exhibition with the software EasyCube that has allowed the visitors to: 1. investigate and study the Giusti’s statue of Amplexus in aere 2. produce a personal interpretation of the work of Art 3. share the output through the web in their group of friends 4. play with a high precision scientific 3D model obtained from 3D scanning and consisting of more than 2.000.000 polygons I vincitori di Venice DNA edizione Ottobre 2011 |
GEN"IO"
05/11/2011 - 18/11/2011 PRESS
Franco Corrocher | gen"io" | Genoma Contemporary | Ex Wales pavilion at 54th Venice Biennale context 2011
Giudecca 800/o, 30133 Venezia
A cura di: Dott.ssa Oriana Carrer e Barbara Girotto
L’essenza estetica dell’anima
Paolo Levi È avvenimento raro, oggi, trovarsi di fronte a un artista che pone prima di tutto a se stesso, e quindi a noi, problemi etici espressi in un linguaggio originale, che è specchio di una solida ricerca concettuale. Franco Corrocher, su questi suoi dodici pannelli quadrati in alluminio di grandi dimensioni, inserisce un’immagine pittorica di dimensioni notevolmente più piccole, creando un fascinoso effetto di contrasto, basato su una dialettica spaziale straniante e del tutto inedita. È di grande interesse conoscere la genesi di queste opere direttamente dalla voce dell’artista: tutto ha inizio in una serie di immagini fotografiche da lui stesso riprese in un campo di raccolta di materiali metallici dove si trova un po’ di tutto, rottami, residui di impianti elettrici e di motori; insomma, un inquietante cimitero della società urbana. Le immagini fotografiche vengono poi modificate al computer, stampate sul pannello di alluminio, quindi ancora rielaborate con la pittura, per trasformarsi infine nelle suggestioni visive di un inconcepibile paesaggio, dove l’umano rinasce attraverso il soffio di vita del colore e a dispetto del mondo metallico da cui è sortito. Franco Corrocher è un alchimista del colore che percepisce la natura profonda del nostro esistere in chiave estetica, la sola modalità capace di ricomporre la frattura spirituale dell’alienazione. È come se volesse annunciare, attraverso un gesto creativo, un nuovo patto di alleanza fra la carne perduta nella modernità consumistica e tecnologica, e la consapevolezza della natura spirituale che appartiene ancora, malgrado tutto, all’umanità del nostro tempo. O, per usare le sue stesse parole, è come se ci fosse un’onda estetica che va a combaciare, anzi a toccare, l’essenza dell’uomo come anima, spirito e persona. I suoi oggetti sono dunque le asserzioni simboliche di un artista e di un intellettuale la cui scrittura pittorica insegue l’utopia di una nuova palingenesi. La sua ricerca si rivolge infatti alla dicotomia fra il bene e il male, fra la materia e lo spirito, riproponendo quindi i temi eternamente irrisolti del nostro vivere, attraverso la costruzione di opere espressivamente molto complesse. Esse vanno infatti affrontate e meditate, sapendo che nessun particolare è mai gratuito, e che nessun momento della sua creatività è prodotto dal caso.Partiamo, ad esempio, dai pannelli di alluminio che appaiono in questa esposizione: la loro natura di moduli standardizzati rivela e focalizza gli oggetti fotografati e rielaborati al computer, che a loro volta mostrano l’anima residuale del consumismo; nel rapporto di simmetria volumetrica fra gli uni e gli altri si insinua la mente e la mano del pittore, che li eleva a livello di poesia informale, lanciando un preciso avvertimento. Nella mostra poi tutto sfocia nella Grande Pala, una sorta di totem arcaico, una splendida donna circondata dalle luci di congegni elettronici, che si riflette nell’acqua di una vasca con specchio, rappresentando una nuova possibilità di creazione, per usare le parole del suo autore. La simbologia silente prosegue nella Casa del Palladio con un’installazione di sculture dall’apparenza misteriosa. Vengono incontro al visitatore piccole aste di ferro che paiono nascere dal frumento sottostante: in cima sono posizionate microsculture di pietra. Cosa rappresentano queste proliferazioni minerali per Franco Corrocher? L’ascesa della vita per mezzo della cnoscenza, ma anche una discesa verso il basso, se non si recuperano i valori della vita. Nella sua ricerca Franco Corrocher si interroga come un monaco medioevale, spaventato dalle invasioni dei barbari, che va alla ricerca dei reperti di un mondo in disfacimento, per farli rivivere nella crudezza della loro essenza attraverso una trascrizione in codice. Dato per assodato che la società in cui viviamo è pervasa e sommersa da un’abbondanza fittizia, Corrocher pensa che gli oggetti che si rovesciano su di noi da ogni parte, con ritmo concitato e ininterrotto, siano una sorta di nuovo oppio. Le sue elaborazioni illustrano quindi, con un linguaggio simbolico di forte pregnanza, il dramma di un’umanità usurpata e deviata dai sortilegi degli apprendisti stregoni del consumismo. Ben si avverte come questo artista pretenda delle risposte alla testarda energia della sua testimonianza e del suo giudizio drammatico sulla sorte del mondo contemporaneo. Le esperienze che ha fatto sono diverse, ma sempre gravitanti intorno a questa fondamentale preoccupazione. Non ci troviamo quindi di fronte a un osservatore neutrale della realtà, che si appaga nello schema o nella formula di un determinato linguaggio: la sua visione sulla condizione umana non può che essere enunciativa e contestataria; pertanto l’indiscutibile valore estetico del suo lavoro non è mai fine a se stesso, ma costituisce il mezzo per svelare e riflettere senza infingimenti l’inquietante immagine di quello che siamo diventati. |
Nuove prospettive per L’Homo Economicus
Giorgio Mies Nell’opera di Franco Corrocher si riflette, in dimensione artistica, lo stato di coscienza critica e storica dell’uomo che lotta per affermare la propria umanità. La coscienza memorativa dell’artista, che già nelle grandi composizioni surreali del ciclo intitolato “Alla riscoperta della conoscenza” aveva invitato a riflettere sui fondamentali valori dello spirito, è venuta ulteriormente ad accentuarsi in questa “Trilogia della rigenerazione”, di grande suggestione fantastica nel dare una personale risposta ai temi esistenziali, affidati ad immagini di evidente appartenenza al sogno. Nella sua ricerca artistica, al di là della bellezza di espressione volta a soddisfare i sensi, Corrocher cerca soprattutto la potenza di espressione, nella convinzione che l’opera d’arte, lungi dal rappresentare una fuga dalla realtà, deve semmai penetrare in essa, stimolando a vivere la quotidianità con maggiore intensità. In questa volontà di operare nella contemporaneità, diviene indispensabile per lui il confronto con l’oramai diffuso mondo tecnologico; la rilettura, poi, di questo specifico linguaggio, al di là di una facile denuncia dell’effetto anestetizzante dei mass media (conseguente alla loro capillare interferenza con ogni campo del sapere), viene fatta proponendo un Nuovo Realismo basato sul culto della dominante tecnologia siderurgica e telematica, in particolare dei suoi residuati (“objets trouvés”), acquisiti nella consapevolezza delle facoltà espressive ed evocative in essi riposte. E’ in questo saper mettersi in discussione, tracciando nuovi percorsi nell’interpretazione del mondo, che sta il senso più profondo dell’avventura artistica del nostro tempo e in particolare di quella di Corrocher, in sintonia con la tradizione modernista di un “vitalismo” di tipo surreale. Si tratta di una “nuova arte antropologica”, da terzo millennio, in cui la pittura continua a toccare l’emotività dell’uomo proprio per la posizione centrale riservata alla figura umana, vero “Leitmotiv” nella rappresentazione dello stereotipo degli opposti: vita/morte, bello/brutto, pienezza dello spirito contro lo squallido nulla. La lucidità del racconto della rigenerazione della vita dell’uomo, nell’abissale indifferenza di fronte alla sua deprecabile fine ( Michel Foucault ha scritto che “l’uomo è una invenzione di cui l’archeologia del nostro pensiero mostra agevolmente la data recente, e forse la fine prossima”), è affidata ad una sorta di contaminazione culturale dei generi artistici; infatti, dalla rappresentazione della “Pittura” nel primo pannello, si passa a quello della “Musica” nel secondo per confluire, in quello centrale, nella “Poesia”, la più importante tra le tre arti sorelle allo scopo di consentirgli di comunicare con un mondo che fa paura, ma che pure ha tanto bisogno di poesia, superando le prove che deve sostenere, attimo dopo attimo, per conquistare la propria dignità. I tre momenti in cui è articolato il tema sono affidati ad immagini di sorprendente potenza fantasmagorica; esse poi possono sembrare angoscianti e perfino terribili, se a rasserenarle non ci fossero le figure femminili, così ammalianti poprio perché fondono insieme la bellezza mitica, con quella umana, sensuale. Dietro tale originale processo creativo sta un impellente invito a riscoprire il ruolo e le finalità della tecnologia odierna, ossia di tutti gli oggetti, anche desueti, che abbiamo nel nostro quotidiano campo di comunicazione e di sentimenti: non per la loro forma in sé, ma per il recupero di un rapporto armonico fra la durezza della realtà tecnologica e l’esigenza di libertà e di vita dell’uomo stesso. Ecco che allora, per riaffermare il tema archetipo della continuazione della vita, occorre un novello Prometeo che, con le ali ai piedi, dovrà ritentare la scalata del firmamento, abbattendo le colonne d’Ercole dell’inconoscibile alla ricerca di nuove speranze e certezze da dare all’homo economicus di oggi; la vittoria avverrà dopo una dura lotta contro i dragoni infernali rappresentati da rotismi dentati, tubi metallici, molle, hardware e quant’altro serva all’uso della tecnologia industriale ed elettronica. E’ l’idea di un’umana artisticità proposta da Corrocher. |
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