Gen"io"
Gen"io" Evento collaterale
Franco Corrocher | gen"io" | Genoma Contemporary | Ex Wales pavilion at 54th Venice Biennale context 2011
Giudecca 800/o, 30133 Venezia
November 5th to November 18th, 2011
A cura di: Dott.ssa Oriana Carrer e Barbara Girotto
Ufficio Stampa / Press Office Tel +39 041.887.6435 Fax +39 041.810.64928
Franco Corrocher | gen"io" | Genoma Contemporary | Ex Wales pavilion at 54th Venice Biennale context 2011
Giudecca 800/o, 30133 Venezia
November 5th to November 18th, 2011
A cura di: Dott.ssa Oriana Carrer e Barbara Girotto
Ufficio Stampa / Press Office Tel +39 041.887.6435 Fax +39 041.810.64928
Incontro del Maestro Franco Corrocher con Gillo Dorfles alla Nuova Accademia di Belle Arti NABA, Milano - PH Fabrizio Garghetti Milano
Presentazione critica a cura di Stefano Mitrione, assistente alla curatela di Genoma Contemporary |
Barbara Girotto curatore di Franco Corrocher in una esposizione di Walter Rosemblum
Barbara Girotto e Stefano Mitrione, assistente alla curatela di Genoma Contemporary
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L’essenza estetica dell’anima
Paolo Levi È avvenimento raro, oggi, trovarsi di fronte a un artista che pone prima di tutto a se stesso, e quindi a noi, problemi etici espressi in un linguaggio originale, che è specchio di una solida ricerca concettuale. Franco Corrocher, su questi suoi dodici pannelli quadrati in alluminio di grandi dimensioni, inserisce un’immagine pittorica di dimensioni notevolmente più piccole, creando un fascinoso effetto di contrasto, basato su una dialettica spaziale straniante e del tutto inedita. È di grande interesse conoscere la genesi di queste opere direttamente dalla voce dell’artista: tutto ha inizio in una serie di immagini fotografiche da lui stesso riprese in un campo di raccolta di materiali metallici dove si trova un po’ di tutto, rottami, residui di impianti elettrici e di motori; insomma, un inquietante cimitero della società urbana. Le immagini fotografiche vengono poi modificate al computer, stampate sul pannello di alluminio, quindi ancora rielaborate con la pittura, per trasformarsi infine nelle suggestioni visive di un inconcepibile paesaggio, dove l’umano rinasce attraverso il soffio di vita del colore e a dispetto del mondo metallico da cui è sortito. Franco Corrocher è un alchimista del colore che percepisce la natura profonda del nostro esistere in chiave estetica, la sola modalità capace di ricomporre la frattura spirituale dell’alienazione. È come se volesse annunciare, attraverso un gesto creativo, un nuovo patto di alleanza fra la carne perduta nella modernità consumistica e tecnologica, e la consapevolezza della natura spirituale che appartiene ancora, malgrado tutto, all’umanità del nostro tempo. O, per usare le sue stesse parole, è come se ci fosse un’onda estetica che va a combaciare, anzi a toccare, l’essenza dell’uomo come anima, spirito e persona. I suoi oggetti sono dunque le asserzioni simboliche di un artista e di un intellettuale la cui scrittura pittorica insegue l’utopia di una nuova palingenesi. La sua ricerca si rivolge infatti alla dicotomia fra il bene e il male, fra la materia e lo spirito, riproponendo quindi i temi eternamente irrisolti del nostro vivere, attraverso la costruzione di opere espressivamente molto complesse. Esse vanno infatti affrontate e meditate, sapendo che nessun particolare è mai gratuito, e che nessun momento della sua creatività è prodotto dal caso.Partiamo, ad esempio, dai pannelli di alluminio che appaiono in questa esposizione: la loro natura di moduli standardizzati rivela e focalizza gli oggetti fotografati e rielaborati al computer, che a loro volta mostrano l’anima residuale del consumismo; nel rapporto di simmetria volumetrica fra gli uni e gli altri si insinua la mente e la mano del pittore, che li eleva a livello di poesia informale, lanciando un preciso avvertimento. Nella mostra poi tutto sfocia nella Grande Pala, una sorta di totem arcaico, una splendida donna circondata dalle luci di congegni elettronici, che si riflette nell’acqua di una vasca con specchio, rappresentando una nuova possibilità di creazione, per usare le parole del suo autore. La simbologia silente prosegue nella Casa del Palladio con un’installazione di sculture dall’apparenza misteriosa. Vengono incontro al visitatore piccole aste di ferro che paiono nascere dal frumento sottostante: in cima sono posizionate microsculture di pietra. Cosa rappresentano queste proliferazioni minerali per Franco Corrocher? L’ascesa della vita per mezzo della cnoscenza, ma anche una discesa verso il basso, se non si recuperano i valori della vita. Nella sua ricerca Franco Corrocher si interroga come un monaco medioevale, spaventato dalle invasioni dei barbari, che va alla ricerca dei reperti di un mondo in disfacimento, per farli rivivere nella crudezza della loro essenza attraverso una trascrizione in codice. Dato per assodato che la società in cui viviamo è pervasa e sommersa da un’abbondanza fittizia, Corrocher pensa che gli oggetti che si rovesciano su di noi da ogni parte, con ritmo concitato e ininterrotto, siano una sorta di nuovo oppio. Le sue elaborazioni illustrano quindi, con un linguaggio simbolico di forte pregnanza, il dramma di un’umanità usurpata e deviata dai sortilegi degli apprendisti stregoni del consumismo. Ben si avverte come questo artista pretenda delle risposte alla testarda energia della sua testimonianza e del suo giudizio drammatico sulla sorte del mondo contemporaneo. Le esperienze che ha fatto sono diverse, ma sempre gravitanti intorno a questa fondamentale preoccupazione. Non ci troviamo quindi di fronte a un osservatore neutrale della realtà, che si appaga nello schema o nella formula di un determinato linguaggio: la sua visione sulla condizione umana non può che essere enunciativa e contestataria; pertanto l’indiscutibile valore estetico del suo lavoro non è mai fine a se stesso, ma costituisce il mezzo per svelare e riflettere senza infingimenti l’inquietante immagine di quello che siamo diventati. |
Nuove prospettive per L’Homo Economicus
Giorgio Mies Nell’opera di Franco Corrocher si riflette, in dimensione artistica, lo stato di coscienza critica e storica dell’uomo che lotta per affermare la propria umanità. La coscienza memorativa dell’artista, che già nelle grandi composizioni surreali del ciclo intitolato “Alla riscoperta della conoscenza” aveva invitato a riflettere sui fondamentali valori dello spirito, è venuta ulteriormente ad accentuarsi in questa “Trilogia della rigenerazione”, di grande suggestione fantastica nel dare una personale risposta ai temi esistenziali, affidati ad immagini di evidente appartenenza al sogno. Nella sua ricerca artistica, al di là della bellezza di espressione volta a soddisfare i sensi, Corrocher cerca soprattutto la potenza di espressione, nella convinzione che l’opera d’arte, lungi dal rappresentare una fuga dalla realtà, deve semmai penetrare in essa, stimolando a vivere la quotidianità con maggiore intensità. In questa volontà di operare nella contemporaneità, diviene indispensabile per lui il confronto con l’oramai diffuso mondo tecnologico; la rilettura, poi, di questo specifico linguaggio, al di là di una facile denuncia dell’effetto anestetizzante dei mass media (conseguente alla loro capillare interferenza con ogni campo del sapere), viene fatta proponendo un Nuovo Realismo basato sul culto della dominante tecnologia siderurgica e telematica, in particolare dei suoi residuati (“objets trouvés”), acquisiti nella consapevolezza delle facoltà espressive ed evocative in essi riposte. E’ in questo saper mettersi in discussione, tracciando nuovi percorsi nell’interpretazione del mondo, che sta il senso più profondo dell’avventura artistica del nostro tempo e in particolare di quella di Corrocher, in sintonia con la tradizione modernista di un “vitalismo” di tipo surreale. Si tratta di una “nuova arte antropologica”, da terzo millennio, in cui la pittura continua a toccare l’emotività dell’uomo proprio per la posizione centrale riservata alla figura umana, vero “Leitmotiv” nella rappresentazione dello stereotipo degli opposti: vita/morte, bello/brutto, pienezza dello spirito contro lo squallido nulla. La lucidità del racconto della rigenerazione della vita dell’uomo, nell’abissale indifferenza di fronte alla sua deprecabile fine ( Michel Foucault ha scritto che “l’uomo è una invenzione di cui l’archeologia del nostro pensiero mostra agevolmente la data recente, e forse la fine prossima”), è affidata ad una sorta di contaminazione culturale dei generi artistici; infatti, dalla rappresentazione della “Pittura” nel primo pannello, si passa a quello della “Musica” nel secondo per confluire, in quello centrale, nella “Poesia”, la più importante tra le tre arti sorelle allo scopo di consentirgli di comunicare con un mondo che fa paura, ma che pure ha tanto bisogno di poesia, superando le prove che deve sostenere, attimo dopo attimo, per conquistare la propria dignità. I tre momenti in cui è articolato il tema sono affidati ad immagini di sorprendente potenza fantasmagorica; esse poi possono sembrare angoscianti e perfino terribili, se a rasserenarle non ci fossero le figure femminili, così ammalianti poprio perché fondono insieme la bellezza mitica, con quella umana, sensuale. Dietro tale originale processo creativo sta un impellente invito a riscoprire il ruolo e le finalità della tecnologia odierna, ossia di tutti gli oggetti, anche desueti, che abbiamo nel nostro quotidiano campo di comunicazione e di sentimenti: non per la loro forma in sé, ma per il recupero di un rapporto armonico fra la durezza della realtà tecnologica e l’esigenza di libertà e di vita dell’uomo stesso. Ecco che allora, per riaffermare il tema archetipo della continuazione della vita, occorre un novello Prometeo che, con le ali ai piedi, dovrà ritentare la scalata del firmamento, abbattendo le colonne d’Ercole dell’inconoscibile alla ricerca di nuove speranze e certezze da dare all’homo economicus di oggi; la vittoria avverrà dopo una dura lotta contro i dragoni infernali rappresentati da rotismi dentati, tubi metallici, molle, hardware e quant’altro serva all’uso della tecnologia industriale ed elettronica. E’ l’idea di un’umana artisticità proposta da Corrocher. |